Come si sta muovendo la Cina in Africa?
La Cina ha intensificato significativamente la sua presenza economica in Africa negli ultimi due decenni, diventando uno dei principali investitori esteri nel continente. Tra il 2000 e il 2019, creditori cinesi pubblici e privati hanno prestato 153 miliardi di dollari a governi africani e aziende pubbliche. Concentrandosi sulla sola Africa subsahariana, la Cina detiene il 62,1% del debito estero di questa regione, con una crescita del 43% solo tra il 2016 e il 2020.
I flussi annuali di investimenti diretti esteri (IDE) dalla Cina sono aumentati gradualmente tra il 2000 e il 2021, raggiungendo i 5 miliardi di dollari in quell’anno. Tra il 2017 e il 2020, la Cina è stata il più grande investitore in Africa per posti di lavoro e capitale e il terzo per numero di progetti; in questo triennio, il 20% del capitale africano proveniva dalla Cina.
Infrastrutture e sviluppo urbano
In questo contesto, la Cina sta giocando un ruolo di primo piano, finanziando e costruendo infrastrutture e distretti urbani in molte città africane. Questo sviluppo sta cambiando rapidamente il volto delle città, anche se a volte con difficoltà di integrazione con il contesto locale.
I grandi progetti cinesi d’investimento in Africa, sia finanziari che infrastrutturali, rientrano nella cosiddetta “Belt and Road Initiative” (in italiano più conosciuta col nome di “Nuove Vie della Seta”), un maestoso progetto di sviluppo globale che sta definendo la presidenza di Xi Jinping e che vorrebbe creare una rete di vie commerciali e finanziarie che, a partire dalla Cina, si estendano nel resto dell’Asia fino a raggiungere l’Europa e l’Africa.
L’impatto più grande dell’azione imprenditoriale cinese in Africa, oltre ai prestiti e agli aiuti finanziari, è senza dubbio dato dalle infrastrutture (strade, sistemi di telecomunicazione, ferrovie, strutture sanitarie) tramite le quali i governi locali possono potenzialmente alimentare lo sviluppo economico. Ciò costituisce qualcosa di tangibile per le popolazioni che vedono un miglioramento concreto delle loro condizioni di vita di tutti i giorni.
Settori di investimento
La Cina non coinvolge esclusivamente i Paesi più ricchi di risorse, come ad esempio Nigeria, Guinea Equatoriale, Namibia e Sud Africa, ma anche quelli più poveri, come Eritrea, Uganda, Sudan e Kenya. Lo stesso concetto si declina sul piano aziendale: Pechino ha infatti coinvolto le grandi corporazioni e le grandi società statali africane così come le piccole e medie imprese.
Anche a livello settoriale si assiste a una definizione più chiara delle priorità. I documenti programmatici pubblicati in seguito al Forum sulla cooperazione Cina-Africa (FOCAC) del 2021 hanno evidenziato una spiccata attenzione per energia e ambiente, riflettendo l’interesse cinese sia per le risorse africane sia per la leadership globale in questi settori.
Il settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) delinea infine l’importanza del ruolo dei prestiti pubblici cinesi nel permettere alle aziende nazionali di conquistare rapidamente la supremazia di mercato nei Paesi in via di sviluppo. Huawei, il colosso cinese della telefonia, è sbarcato in Africa nel 1998 e oggi opera in quaranta paesi del continente, grazie anche a prestiti per 6 miliardi di dollari contratti con le banche statali di Pechino da ben ventinove governi africani.
Implicazioni geopolitiche
Politicamente, l’Africa è fondamentale per la Cina. Il continente detiene più di un quarto dei voti in tutti gli organi delle Nazioni Unite ed è il blocco di paesi più numeroso in altre agenzie come l’Organizzazione mondiale del commercio, il Gruppo dei 77 e il Movimento dei non allineati. I voti africani sono da sempre considerati da Pechino decisivi per poter raggiungere i propri obiettivi di politica estera.
L’Africa è stata anche fondamentale per gli sforzi della Cina nella costruzione di istituzioni globali alternative con la creazione della New Development Bank nel 2014 tra i Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) e dell’Asia Infrastructure Investment Bank, un altro meccanismo di prestito alternativo creato dalla Cina nel 2015.
Questi strumenti vivono oggi un momento di rilancio. A Pechino, infatti, è in corso una ri-concettualizzazione dell’ordine internazionale che consolidi il ruolo cinese grazie al rafforzamento di istituzioni multilaterali come i Brics e alla creazione di nuove iniziative di sviluppo e di sicurezza.
Sfide e prospettive future
Nonostante la riduzione degli investimenti cinesi triennali in Africa, da 60 a 40 miliardi di dollari, annunciata dal presidente Xi all’ottava edizione del FOCAC nel 2021, questo non dovrebbe essere letto come un segno di un interesse declinante verso il continente da parte di Pechino. In primo luogo, perché la decisione è allineata con il più generale calo globale degli investimenti della Cina all’estero cominciato nel 2016, dopo il picco per il lancio della Belt and Road Initiative.
Le opportunità per la Cina in Africa rimangono enormi, dalle infrastrutture al digitale, dall’energia e clima ai trasporti. Inoltre, le tensioni tra la Cina, l’Europa e gli Stati Uniti potrebbero portare le aziende cinesi a dare maggior spazio al contesto africano dove permane un serio divario di investimenti.
Tuttavia, la diplomazia africana verso la Cina attraverso il FOCAC dovrebbe esprimere un approccio strategico più ampio verso l’Asia nel suo complesso, tenuto conto di partenariati strategici con il Giappone (TICAD) e l’India (IAFS), che solleciterebbero un maggiore e migliore coordinamento degli impegni di partenariato esterno dell’Africa.
La Cina ha assunto un ruolo di primo piano in Africa, diventando uno dei principali investitori esteri nel continente. La sua espansione economica, focalizzata su infrastrutture e sviluppo urbano, sta cambiando rapidamente il volto delle città africane. Tuttavia, questo processo presenta anche sfide di integrazione con il contesto locale e richiede una diplomazia africana più ampia verso l’Asia per massimizzare i benefici di questi partenariati.
Belt and Road Initiative
La Belt and Road Initiative (BRI), conosciuta in italiano come Nuova via della seta, è un’iniziativa strategica lanciata dalla Repubblica Popolare Cinese nel 2013, sotto la guida del presidente Xi Jinping. Essa mira a migliorare i collegamenti commerciali e infrastrutturali tra la Cina e numerosi paesi dell’Eurasia, dell’Africa e oltre, attraverso investimenti significativi in infrastrutture come strade, ferrovie, porti e impianti energetici.
Obiettivi e Struttura
La BRI si articola in due principali direttrici:
- La Via della Seta Terrestre: comprende una rete di “ponti terrestri” che facilitano il commercio tra la Cina e l’Europa, passando attraverso paesi come il Pakistan e la Russia.
- La Via della Seta Marittima: mira a sviluppare rotte marittime che collegano la Cina con l’Europa e l’Africa orientale.
L’iniziativa prevede investimenti stimati in oltre 1.000 miliardi di dollari, coinvolgendo circa 68 paesi, che rappresentano più della metà della popolazione mondiale e una parte significativa del prodotto interno lordo globale.
Implicazioni Economiche e Geopolitiche
La BRI non è solo un progetto economico, ma ha anche rilevanti implicazioni geopolitiche. Essa potrebbe consentire alla Cina di rafforzare la sua influenza in regioni strategiche, promuovendo legami commerciali e culturali e, al contempo, riducendo la dipendenza dalle rotte marittime controllate da potenze come gli Stati Uniti. Critici dell’iniziativa la vedono come una forma di neo-colonialismo, in cui la Cina esercita un’influenza politica sui paesi in via di sviluppo attraverso prestiti e investimenti.
Collaborazioni e Accordi
Nel 2019, l’Italia è diventata il primo paese del G7 a firmare un memorandum d’intesa con la Cina sulla BRI, aprendo la strada a una serie di accordi in vari settori, tra cui tecnologia, energia e cultura. Questi accordi mirano a facilitare la cooperazione tra le imprese cinesi e italiane, nonché a promuovere scambi culturali e scientifici.
In sintesi, la Belt and Road Initiative rappresenta un ambizioso tentativo della Cina di espandere la propria influenza economica e politica a livello globale, attraverso un vasto programma di investimenti infrastrutturali e collaborazioni internazionali.
Settori di investimento in Africa: Confronto tra Cina ed Europa
Negli ultimi anni, sia la Cina che l’Europa hanno intensificato i loro investimenti in Africa, ma i settori in cui si concentrano presentano differenze significative. Questo articolo analizza i principali settori che attraggono investimenti europei rispetto a quelli cinesi, evidenziando le strategie e le priorità di ciascun attore.
Settori di investimento cinesi in Africa
Gli investimenti cinesi in Africa sono principalmente orientati verso:
- Infrastrutture: La Cina ha investito massicciamente nella costruzione di strade, ferrovie, porti e altre infrastrutture essenziali. Nel 2020, il 29% dei prestiti cinesi in Africa è stato destinato ai trasporti, seguiti dal 25% per il settore energetico e dall’11% per il settore estrattivo.
- Settore estrattivo: La Cina è molto attiva nel settore minerario, investendo in progetti di estrazione di minerali essenziali per la transizione energetica globale, come il litio e il cobalto. Questi minerali sono cruciali per la produzione di batterie e altre tecnologie verdi.
- Energia: Gli investimenti cinesi nel settore energetico includono sia progetti di energia rinnovabile che di combustibili fossili. La Cina ha finanziato numerosi impianti solari e eolici, ma continua a investire anche nel petrolio e nel gas.
- Tecnologie dell’informazione e comunicazione (ICT): Aziende come Huawei hanno stabilito una presenza significativa in Africa, contribuendo allo sviluppo delle telecomunicazioni e della digitalizzazione nel continente.
- Tra il 2000 e il 2019, creditori cinesi pubblici e privati hanno prestato 153 miliardi di dollari a governi africani e aziende pubbliche.
- I flussi annuali di investimenti diretti esteri (IDE) dalla Cina sono aumentati gradualmente tra il 2000 e il 2021, raggiungendo i 5 miliardi di dollari in quell’anno.
- Tra il 2017 e il 2020, la Cina è stata il più grande investitore in Africa per posti di lavoro e capitale e il terzo per numero di progetti; in questo triennio, il 20% del capitale africano proveniva dalla Cina.
- Gli investimenti cinesi si concentrano su grandi progetti infrastrutturali come strade, ferrovie, porti e telecomunicazioni nell’ambito della Belt and Road Initiative.
- Pechino ha coinvolto sia le grandi corporazioni e società statali africane che le piccole e medie imprese.
- I settori prioritari come abbiamo detto sopra includono energia, ambiente, tecnologie dell’informazione e comunicazione (ICT).
Settori di investimento europei in Africa
Gli investimenti europei, d’altra parte, si concentrano su settori diversi, tra cui:
- Settore agroalimentare: L’Unione Europea è il primo partner commerciale dell’Africa nel settore agricolo, con un forte focus sull’agricoltura sostenibile e sulla sicurezza alimentare. Questo settore rappresenta un’opportunità strategica per migliorare le condizioni di vita e promuovere lo sviluppo rurale.
- Salute: Negli ultimi anni, l’Europa ha aumentato gli investimenti nel settore sanitario, riconoscendo l’importanza di infrastrutture sanitarie solide per la crescita sostenibile. Iniziative come il Global Gateway della Commissione Europea mirano a sostenere lo sviluppo della sanità in Africa.
- Tecnologie verdi e sostenibilità: L’Europa sta investendo in progetti legati alle energie rinnovabili e alla sostenibilità ambientale, cercando di promuovere pratiche ecologiche e ridurre l’impatto ambientale delle attività economiche in Africa.
- Formazione e sviluppo delle competenze: Gli investimenti europei includono anche programmi di formazione professionale e sviluppo delle competenze, mirati a migliorare la forza lavoro locale e a promuovere l’occupazione giovanile.
- Fino all’epoca pre-Covid, gli IDE europei caratterizzavano tra il 40 e il 50% degli investimenti totali in Africa.
- Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a un rallentamento degli investimenti europei e a una diminuzione del loro peso specifico rispetto ad altri attori internazionali.
- Francia, Gran Bretagna e Paesi Bassi sono tra i principali investitori europei in Africa.
- L’UE sta cercando di rilanciare la sua presenza con iniziative come il programma Global Gateway, che mira a mobilitare 150 miliardi di euro di investimenti in Africa tra il 2021 e il 2027.
- Anche i Paesi del Golfo, in particolare gli Emirati Arabi Uniti, hanno aumentato significativamente i loro investimenti in Africa negli ultimi anni, concentrandosi su settori come le energie rinnovabili e l’idrogeno verde.
Mentre la Cina ha assunto un ruolo di primo piano negli investimenti in Africa, soprattutto in infrastrutture e progetti su larga scala, l’Europa sta cercando di rilanciare la sua presenza con nuove iniziative, ma deve ancora recuperare il terreno perduto rispetto ad altri attori internazionali come la Cina e i Paesi del Golfo.
Differenze chiave tra gli investimenti cinesi ed europei
Settore | Investimenti cinesi | Investimenti europei |
---|---|---|
Infrastrutture | Alta priorità, con focus su trasporti e energia | Presente, ma meno centralizzata rispetto alla Cina |
Settore estrattivo | Forte concentrazione su minerali e risorse | Meno focalizzati, con maggiore attenzione all’agricoltura |
Energia | Investimenti in rinnovabili e combustibili fossili | Maggiore enfasi su energie rinnovabili e sostenibilità |
ICT | Sviluppo delle telecomunicazioni e digitalizzazione | Presente, ma con focus su sostenibilità e formazione |
Salute | Investimenti limitati | Alta priorità, con focus su infrastrutture sanitarie |
In quali Paesi africani gli investimenti cinesi sono più concentrati
Gli investimenti cinesi in Africa si concentrano principalmente in alcuni paesi chiave, in particolare quelli ricchi di risorse naturali e con una crescente domanda di infrastrutture. Ecco i principali paesi africani dove gli investimenti cinesi sono più significativi:
- Nigeria: Rappresenta circa il 17% degli investimenti cinesi in Africa, grazie alla sua abbondanza di risorse petrolifere e progetti infrastrutturali in corso.
- Angola: Con l’8% degli investimenti, l’Angola è un altro importante destinatario, principalmente a causa delle sue riserve di petrolio e gas.
- Etiopia: Anche l’Etiopia riceve l’8% degli investimenti cinesi, con un focus su progetti infrastrutturali e industriali.
- Kenya: Con il 6% degli investimenti, il Kenya è un hub strategico per la Cina, particolarmente per le infrastrutture di trasporto.
- Zambia: Attira il 5% degli investimenti cinesi, con un forte focus sulle miniere e le infrastrutture.
- Sudafrica: Anche il Sudafrica riceve il 5% degli investimenti, grazie alla sua posizione economica e commerciale nel continente.
Questi investimenti non si limitano solo ai paesi ricchi di risorse; la Cina ha anche interessi in nazioni più povere come l’Eritrea e l’Uganda, dimostrando un approccio diversificato che include sia economie emergenti che stabilite. La Belt and Road Initiative ha ulteriormente incentivato questa espansione, mirando a costruire una rete di infrastrutture che colleghino la Cina con l’Africa e oltre.
Considerazioni finali
Gli investimenti cinesi in Africa sono fortemente orientati verso infrastrutture e settori estrattivi mentre gli investimenti europei si concentrano maggiormente su agricoltura, salute e sostenibilità. Questa diversità riflette le differenze nelle strategie geopolitiche e economiche di ciascun attore, con la Cina che cerca di massimizzare il proprio accesso alle risorse e l’Europa che punta a promuovere uno sviluppo sostenibile e inclusivo nel continente africano.
La crescente competizione tra Cina ed Europa in Africa potrebbe portare a un’evoluzione delle dinamiche di investimento, influenzando le politiche economiche e sociali dei Paesi africani e il loro sviluppo futuro.